Troppi alunni iscritti alla gita scolastica, troppo pochi i docenti disponibili ad accompagnare le classi a Napoli. Laddove normalmente in casi simili, la gita salta, il consiglio di istituto di una scuola media di Massa Carrara ha deciso di risolvere il problema selezionando gli alunni secondo il voto in condotta: non essendoci posto per tutti, si è deciso, partiranno soltanto coloro che hanno tenuto un comportamento dal distinto in su. I genitori degli esclusi sono insorti: discriminazione, dicono.
Che dire? D’istinto e di principio: o tutti o nessuno. Anche perché, sulla carta le gite scolastiche si chiamano «viaggi di istruzione». Se di questo si tratta, se servono a imparare delle cose, ad allargare gli orizzonti e il patrimonio di conoscenze, va da sé che la soluzione di Massa Carrara, adottata probabilmente nelle migliori intenzioni, ha una falla: non si può negare un pezzo di istruzione solo ad alcuni, quale che sia il criterio con cui scelgono gli eletti e gli esclusi. Se la gita è scuola non può essere riservata ad alcuni. O si riesce a farla per tutti o non si fa per nessuno, anche perché c'è il rischio di far finire tra gli esclusi anche i disagiati che avrebbero più bisogno di inclusione. A maggior ragione se il criterio di esclusione/inclusione non era noto dall’inzio.
Non possiamo però nasconderci dietro a un dito, sappiamo quali sono le difficoltà pratiche di questo tempo storico: da un lato i docenti non sono obbligati ad accompagnare in gita minorenni facendosi carico di una responsabilità penale e civile aggiuntiva; dall’altro il problema si pone sempre più spesso anche a causa di alunni, soprattutto se in età critica, poco avvezzi al rispetto delle regole e poco interessati al lato istruttivo della faccenda.
Non sono pochi gli insegnanti che, al ritorno, raccontano della componente istruttiva del viaggio svuotata di senso dall’insofferenza di ragazzi che vedono il percorso da un museo all’altro come il prezzo da pagare distrattamente alla conquista, più o meno clandestina, di una notte brava che i docenti devono fronteggiare assumendosi il carico di imbarazzanti “ronde” notturne per i corridoi degli alberghi volte ad assicurarsi che gli accompagnati sotto la loro responsabilità non si facciano troppo male o non ne combinino di troppo grosse.
Quando la gita si riduce a questo, va da sé, di istruttivo non resta molto e a quel punto non è una grande perdita se la scuola – anche per non avvitarsi in criteri opinanili o in infinite contestazioni - decide che si rimane tutti sui banchi a studiare e a meditare.