Il giudizio sulla fede delle persone non spetta a noi, ma a Dio. Il fatto che senza il presupposto della fede Gesù non compia miracoli o segni non implica una condanna assoluta di tutto l’agire e il pensare di quanti non credono in lui o in Dio. La Chiesa e la teologia da sempre ci invitano a leggere le tracce di bene, di vero e di bello presenti anche fuori del Cristianesimo, come «semi del Verbo», arrivando, con il grande martire Giustino, a dire che «coloro che hanno vissuto secondo il Logos, anche se sono considerati atei, sono cristiani». Il fatto che in Gesù Verbo incarnato ci sia donata tutta la verità, non vuol dire che fuori della fede in lui ci siano solo nefandezze e falsità, né che noi possediamo il monopolio del vero e del bene, in quanto fede, speranza e carità spesso convivono col nostro peccato, che siamo chiamati a confessare per implorare la divina misericordia.