Tutti festeggiano la mamma, ma qualcuno si è chiesto che valore ha il suo lavoro quotidiano e puntuale? Viking Italia sì. Affermando, correttamente, che essere mamma a tempo pieno equivale a far funzionare una piccola azienda: non si hanno giorni di malattia, si fanno quotidianamente straordinari, ci si occupa di tutto ogni giorno. Una mamma fa da cuoca, autista, insegnante, addetta alle pulizie, contabile e tanto altro ancora. Ogni mamma impiega, in media, 105 ore a settimana per svolgere tutte le attività e il suo stipendio, ipotizzando un’esperienza nei vari settori di circa 8 anni dovrebbe essere di circa 3.950€ lordi al mese. Calcolando il totale in un anno, tredicesima inclusa, si arriva a ben 51.387,83€ lordi, pari a circa 32.500/33.500€ netti, a seconda della regione e delle detrazioni.
Risultato sbalorditivo, ma il tema non cambia. Fare la mamma è un mestiere e come tale va remunerato. Lo stesso che il mese scorso ha spinto l'associazione di Varese, Evita Peron, a lanciare una petizione per far sì che il lavoro a tutti gli effetti di madre e casalinga venga retribuito con un mensile fisso di 500€, più 300€ per ogni figlio al raggiungimento della maggiore età.
«Il bonus bebè non serve a nulla, a poco servono ottanta euro mensili» si legge sul sito Citizengo.org; «Le mamme non hanno bisogno di gesti caritatevoli da parte di chi dovrebbe tutelare le famiglie e attuare concrete politiche a loro favore. Difendere il diritto alla maternità ovvero sostenere economicamente la donna che liberamente decida di non “vivere” per strada lavorando fuori casa e sacrificando la vita familiare, ma che voglia essere solo moglie e madre, deve diventare priorità assoluta per la nostra società» dichiara la presidente dell’associazione Desideria Raggi e conclude “con questa raccolta firme popolare chiediamo che ad ogni donna che decide di rimanere a casa a curare i figli, la casa e la famiglia venga corrisposta un'indennità mensile di 500 euro dal matrimonio ed un aumento di 300 euro al mese per ogni figlio messo al mondo fino al compimento del 18° anno età”.
O che anima la proposta della comunità papa Giovanni XXIII di Bologna: uno stipendio di 800 euro netti al mese a tutte le mamme per i primi tre anni di vita del bambino. Come riconoscimento, secondo Paolo Ramonda che ne è il responsabile, della dignità del lavoro della donna «oltre a quello esterno, nella società, che è importantissimo, vogliamo che si riconosca pure il lavoro della maternità, tra le mura domestiche. Questo è il lavoro con la ‘L’ maiuscola, come diceva don Oreste Benzi. Vogliamo che venga recepito il grande valore della maternità».