La Chiesa è la casa di tutti, perché “abbraccia una vastità di gente e popoli che professano la stessa fede, si nutrono della stessa Eucarestia e sono serviti dagli stessi pastori”. Papa Francesco all’udienza sbaraglia l’immagine della comunità che cresce e si adatta “all’ombra del campanile”. Insomma occorre uscire da quell’ombra e “sentirsi in comunione con tutte le Chiese e le comunità cattoliche, piccole e grandi del mondo”.
Bergoglio è arrivato sulla piazza gremita fin all’inizio di via della Conciliazione da oltre 60 mila persone che cominciava a piovere. Ma ha fatto tutto il giro previsto tra i fedeli su una jeep scoperta rifiutando l’ombrello. Alla fine dopo quasi mezz’ora la veste bianca era bagnata fradicia. Il Papa è sceso dalla jeep e è salito a piedi gli ultimi gradoni del sagrato sempre senza ombrello. Poi ha cominciato la catechesi asciugandosi solo il volto con un fazzoletto. Alla fine del suo discorso è tornato tra la folla abbracciando bambini e malati, sempre sotto la pioggia sempre senza ombrello.
E’ stata la ventesima udienza generale del Pontificato. Bergoglio ha anche spiegato che “l’uniformità uccide la vita della Chiesa”, mentre invece la “varietà” la arricchisce. “La Chiesa è come una grande orchestra dove c’è varietà. Non siamo tutti uguali, non dobbiamo essere tutti uguali. Tutti siamo diversi e differenti ognuno con le proprie qualità. Questo è il bello della Chiesa”. La difformità, ha precisato, non è “conflitto”. Poi è tornato sulla chiacchiere, tema che evidentemente lo preoccupa molto: “Se ci sono chiacchiere non c’è armonia, ma lotta. Mai chiacchierare l’uno contro l’altro, mai litigare, accettiamo l’altro e che sia differenze, altrimenti uniformiamo tutto”. Il Papa ha anche pregato di nuovo per le vittime di Lampedusa e per la pace in Medio Oriente.