Adifferenza di noi adulti, l’anziano necessita di molto meno cibo perché con la senilità si rallenta il metabolismo basale. Anche la muscolatura scheletrica a causa della ridotta attività fisica subisce una diminuzione. Sono, dunque, necessarie meno calorie, ma un giusto apporto di nutrienti. Dopo i 50 anni, ogni 10 anni occorre diminuire le calorie del 10 per cento. Le persone anziane, inoltre, sono a rischio di carenza di ferro che si può prevenire aumentando il consumo di uova, carne rossa e petto di pollo, pesce, legumi e spinaci. Bisogna stare attenti, inoltre, a introdurre spesso cibi ricchi di fibra (cereali, legumi, mele eccetera). Questi alimenti, accompagnati da un’abbondante quantità di liquidi, circa due litri d’acqua al giorno, che oltre a preservare la funzionalità renale danno un senso di sazietà, contribuiscono proprio a regolare l’intestino che in genere tende alla stipsi.
È bene ancora suddividere in cinque pasti le calorie: uno leggero al mattino, con una tazza di caffellatte accompagnato da qualche biscotto. Il pranzo, costituito da pane e cereali, cibi ricchi di proteine (carne, pesce, uova), verdura e frutta fresca ricca di vitamine. Grassi in piccola quantità, come condimento. Sono preferibili tecniche di cucina delicate, come la cottura al forno, al vapore... Si aggiungono meno grassi e si alleggerisce il fegato.
La cena deve essere parca perché un pasto abbondante rende la digestione lenta e laboriosa e concilia male il sonno. Infine, fare poi due leggeri spuntini, uno ametà mattino e l’altro a metà pomeriggio che contribuisce a non arrivare affamati a cena. Un anziano ben curato da un punto di vista alimentare è più sano e pesa meno sul sistema sanitario,
ma è anche più contento.