Nel 2018 Giulio Piscitelli ha visitato i Centri chirurgici per vittime di guerra di Emergency a Kabul e Lashkar-gah, in Afghanistan. L'associazione ha iniziato a lavorare nel Paese nel 1999. Da allora ha curato quasi 6 milioni di persone nei due centri chirurgici, nel Centro di maternità di Anabah e nei diversi FAP (Posti di primo soccorso e Centri sanitari) situati in zone rurali e scarsamente collegate con gli ospedali principali.
Ancora in attesa di un “cessate il fuoco” il fuoco in Afghanistan, mentre gli Stati Uniti e gli alleati discutono il ritiro delle truppe dal Paese e le elezioni presidenziali vengono continuamente posticipate, la guerra continua a ferire, uccidere e distruggere. E sul terreno c’è ancora l’eredità delle guerre precedenti: mine antiuomo e ordigni inesplosi continuano a mutilare bambini e adulti, soprattutto civili.
Giulio Piscitelli ha voluto incontrare le vittime di una guerra che continua da oltre 18 anni nell’indifferenza dell’opinione pubblica. Ha dato loro un volto, un nome, ha scoperto le loro storie. Storie che parlano di una violenza che irrompe nella vita quotidiana, senza preavviso. Storie che mostrano la ferita – zakhem, si dice in dari – provocata dalla guerra.
Le fotografie di Piscitelli raccontano le ferite: quelle immediatamente visibili e quelle più profonde: la paura e l’esasperazione che non ti abbandonano mai, ma che devi imparare a controllare, mentre il resto del mondo sembra all’oscuro di tutto.
«Abbiamo scelto di festeggiare questi 25 anni mostrando a tutti, attraverso le foto di Giulio, il senso della nostra attività. Qualunque siano le armi, qualunque siano i motivi, la guerra ha sempre la stessa faccia: morti, feriti, gente che soffre» commenta il fondatore Gino Strada.
In via Santa Croce 19, a Milano, si terrà l’opening della mostra: una conversazione con l'autore delle fotografie, Gino Strada, Fondatore di Emergency, Rossella Miccio, presidente dell'associazione e Giulia Tornari, curatrice. A moderare Fabrizio Foschini, Analista dell’Afghanistan Analysts Network.